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Un portale a cura di Marco Ilardi

Furtunato o tarallaro tene ‘a robba bella

Furtunato o tarallaro
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Dopo avervi raccontato la storia della canzone Donna Cuncetta di Pino Daniele, oggi vi raccontiamo un altra storia di un grande personaggio che ha ispirato Pino: quella di Furtunato ‘o tarallaro.

Il tarallo è un alimento povero creato dai fornai con gli scarti del pane che insaporivano con la sugna ed il pepe e non era difficile un tempo vedere venditori di taralli preparati artigianalmente, i cosiddetti tarallari vagare come ambulanti per la città: oggi si trovano soprattutto in chioschi sul lungomare di Mergellina.

Fortunato Bisaccia nacque a Napoli nel 1917: era figlio di Concetta una nobile vedova e di un cocchiere che non lo riconobbe mai.

Crebbe sui Gradini di Santa Barbara dove c’era un luogo di accoglienza per ragazze madri, tra Sedile di Porto e il Pendino, tra i dischi di musica lirica della madre e le lezioni di vita del vicolo, pieno di venditori ambulanti che gironzolavano senza sosta per la città.

Da questo vagare dei tarallari nacque pure il detto “me pare a sporta ro tarallaro” quando qualcuno va sempre avanti e indietro.

Ricevette le basi per la sua istruzione dallo zio che era tenore al San Carlo e trovò lavoro in un negozio del Rettifilo.

Tutto cambiò quando scoppiò la guerra e partì per la Russia: al suo ritorno non trovò più il negozio dove lavorava e dopo essersi iscritto al collocamento senza successo (attese una chiamata per 37 anni) e mille lavoretti precari, decise di fare il ‘tarallaro’.

Il racconto del ritorno a piedi di Fortunato dalla Russia ispirò Eduardo nel copione di Napoli Milionaria.

La scelta di fare il tarallaro nacque perché da bambino per fare qualcosa di soldi faceva le consegne per il negozio di taralli del noto fornaio Vincenzo Somma, che si trovava proprio nei pressi della zona dei gradoni di Santa Barbara dove trascorse la sua infanzia ed era uno dei più apprezzati di Napoli, da cui apprese anche l’arte della biscottatura del tarallo.

Con la sua carrozzina itinerante che costruì personalmente rimaneggiando una cassetta di vimini ed un passeggino, ed un cartello che indicava che la sua ditta faceva festa il lunedì, ogni giorno percorreva mezza Napoli, spostandosi dal Mercato alla Loggetta ai Quartieri Spagnoli, dalla Pignasecca al centro antico.

Conosceva tutte le sue clienti per nome e chiamandole loro apparivano sui balconi (“Saluta ‘e ffemmene a ‘coppa ‘e barcune Viecchie, giuvene e guagliune”)

Sulla carrozzina aveva il numero di telefono di casa che ormai conoscevano tutti e potevano contattarlo per ordinargli dei taralli oppure fermarlo per strada per prenderli belli caldi. Ne vendeva fino a 1500 al giorno. Alcuni addirittura glieli ordinavano dalla Francia e dalla Germania.

Furtunato ‘o tarallaro era una persona solare, allegra e il suo slogan che poi diventò anche quello della canzone di Pino era appunto ‘Furtunato tene ‘a robba bella, ‘nzogna ‘nzo!’.

Tutti lo conoscevano e lo cercavano. De Sica e Totò lo vollero sui loro set cinematografici, Luciano De Crescenzo gli dedicò un capitolo del libro Così parlò Bellavista e lo immortalò nel retro della copertina de la Napoli di Bellavista (nella foto), Massimo Andrei scrisse un libro sulla sua vita, Eduardo ci chiacchierava quotidianamente prendendo ispirazione per le sue commedie e chiamandolo pure come comparsa, Pino Daniele gli dedicò la sua famosissima canzone.

A settantuno anni, dopo oltre mezzo secolo di onorato lavoro, parcheggiò per sempre il suo passeggino.

Sulla storia di Furtunato o tarallaro è stato scritto recentemente anche un libro di Francesca Saturnino, edito da Rogiosi, Fortunato storia dell’ultimo tarallaro napoletano.

Quando morì Fortunato nel 1995, Il Mattino gli dedicò un articolo in cui veniva ricordato sia come carriera da venditore di taralli e sia come attore, infatti fece molte comparsate in vari film di Totò, Eduardo (nel film Napoli Milionaria), De Sica nel film Il Giudizio Universale in cui fa la parte di se stesso, sotto la pioggia come sempre, col suo inconfondibile berretto da marinaio.

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