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Un portale a cura di Marco Ilardi

La ruota degli esposti a Napoli

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La ruota degli esposti rappresenta un simbolo antico di misericordia e cura per i neonati abbandonati, una pratica che risale a secoli fa ma che continua a suscitare interesse e riflessione ancora oggi. Nel cuore della Real Casa dell’Annunziata di Napoli, questa invenzione ingegnosa ha svolto un ruolo importantissimo per garantire un futuro ai bambini indifesi, offrendo loro un rifugio sicuro e l’opportunità di una vita migliore. Dai primi documenti risalenti al 1500, riguardanti l’istituzione dei registri dettagliati e l’assistenza fornita nel conservatorio, fino ai giorni nostri esplorando il significato del cognome Esposito, questo articolo esplorerà la storia ricca e commovente della ruota degli esposti nella sua dimensione storica e sociale, evidenziando l’impatto avuto sulla città di Napoli.

La Real Casa Santa dell’Annunziata

La storia millenaria della Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli si snoda attraverso i secoli, un filo d’umanità tessuto con amore e dedizione per i neonati abbandonati. Fondato nel lontano 1304 da due nobili napoletani, Nicolò e Jacopo Scondito, l’istituzione ha conosciuto un cammino illuminato dalla generosità e dal sostegno della regalità, con la regina Sancia di Majorca che nel 1343 offrì il suo appoggio alla struttura.

Le sue mura hanno raccolto non solo bambini indifesi, ma anche un’ondata di solidarietà che si è tramandata attraverso i secoli. Nel 1433, per volere della regina Giovanna II, la Real Casa Santa dell’Annunziata si è espansa, protraendosi verso un futuro ancora più luminoso grazie alle donazioni generose dei nobili del regno.

Nel corso del tempo, l’istituzione ha dimostrato la propria resilienza, trasformandosi nel 1577 in una banca, il Banco dell’Ave Gratia Plena. Attraverso i secoli, ha giocato un ruolo fondamentale nella storia finanziaria del regno, contribuendo a quella che fu la nascita del Banco di Napoli.

Tuttavia, la sua vera missione è rimasta costante nel corso dei secoli: essere un faro di speranza per i bambini abbandonati, un luogo di accoglienza e cura. Per oltre seicento anni, la Real Casa Santa dell’Annunziata ha adempiuto a questo nobile compito, guadagnandosi una reputazione di eccellenza che ha superato i confini nazionali, diventando una luce di speranza per i più vulnerabili.

Ma nel 1980, dopo secoli di servizio impeccabile, l’Annunziata ha chiuso le sue porte, lasciando dietro di sé un’eredità di amore e dedizione. Negli ultimi anni della sua gloriosa storia, ha continuato a servire come Ospedale per bambini della SS Annunziata, mantenendo viva la propria missione fino all’ultimo istante.

Oggi, mentre guardiamo indietro alla sua storia ricca e commovente, la Real Casa Santa dell’Annunziata rimane un simbolo indelebile di altruismo e compassione.

I neonati affidati in modo anonimo alla ruota degli esposti

Proprio le mura della Real Casa Santa dell’Annunziata per tantissimo tempo furono il luogo di luce che si stagliava nell’oscurità della notte, pronta ad accogliere i neonati indifesi, lasciati alla soglia del portone per ragioni varie, complesse e mai semplici da spiegare o accettare. La ruota degli esposti, un’invenzione ingegnosa e discreta, si ergeva come simbolo di speranza e unica disperata soluzione per le madri impossibilitate a crescere i propri piccoli a causa della latente povertà di quegli anni.

La ruota, un cilindro di legno diviso in due parti, svolgeva il suo compito nell’ombra di un luogo poco illuminato, affinché tutto venisse fatto nella massima sicurezza e discrezione. Coloro che si trovavano nell’impossibilità di affrontare la responsabilità della maternità potevano, senza essere visti, affidare i loro bambini alla bontà della Real Casa Santa dell’Annunziata. Bastava un giro della maniglia, un suono leggero di campanella all’interno e il neonato era subito al sicuro tra le braccia amorevoli del personale.

Vicino alla ruota, una fessura nel muro offriva un modo per sostenere coloro che si prendevano cura dei piccoli esposti. Offerte anonime potevano essere inserite, insieme a documenti o segni di riconoscimento che potessero facilitare una futura identificazione. Era un gesto di gratitudine, un atto di solidarietà che manteneva viva la speranza di un futuro migliore per quei bambini che erano stati affidati alle cure della Real Casa Santa dell’Annunziata.

In quei momenti di disperazione e incertezza, la ruota degli esposti rappresentava un faro di luce, un segno di conforto per coloro che si trovavano in situazioni difficili. E mentre il mondo esterno poteva essere oscuro e spaventoso, all’interno delle mura di questa antica istituzione regnava la gentilezza, la compassione e la promessa di un nuovo inizio per quei piccoli bambini orfani.

La storia della prima ruota degli esposti a Napoli

Il portale cinquecentesco della casa, ornato con la figura della Madre Divina, vegliava su di loro, promettendo protezione e sostegno lungo il cammino della vita. I neonati abbandonati, chiamati “figl’ ‘ra Maronn” (i figli della Madonna), erano affidati all’istituzione, che si impegnava a proteggerli e ospitarli fino alla maggiore età. Ogni bambino riceveva un’istruzione di base, un bagaglio di conoscenze che li avrebbe aiutati a imparare un mestiere e costruirsi un futuro dignitoso. Le bambine, in particolare, ricevevano anche una modesta dote, un gesto che garantiva loro una possibilità in più di matrimonio e stabilità.

La presenza della Madonna sul portale dell’Annunziata simboleggiava la presenza divina nella vita di quei bambini, una costante guida e un conforto per quelle che sarebbero state le loro sfide quotidiane. Ma non era solo la fede a sostenere quei piccoli, era anche l’opera concreta di tanti uomini e donne devoti che lavoravano instancabilmente per assicurare loro un futuro migliore.

Così, tra la devozione alla Madonna e l’impegno per il benessere dei più vulnerabili, la Real Casa dell’Annunziata rimase a lungo un faro di speranza per la comunità di Napoli, un luogo in cui l’amore e la solidarietà trasformavano vite e destini, offrendo un raggio di luce in un mondo spesso buio, incerto e molto povero.

La situazione socioeconomica della Napoli di quel tempo

Napoli nell’epoca in cui la ruota degli esposti era in uso era una città caratterizzata da una povertà latente e diffusa, con profonde disuguaglianze sociali che colpivano soprattutto i ceti più bassi della popolazione. Nel corso dei secoli, la città era stata teatro di guerre, carestie e calamità naturali, eventi che avevano contribuito a perpetuare un ciclo di povertà e sofferenza per molte famiglie napoletane.

Le condizioni di vita erano spesso estremamente precarie, con abitazioni sovraffollate e scarsità di risorse. Molti cittadini vivevano al di sotto della soglia di povertà, con accesso limitato a servizi sanitari, educazione e opportunità di lavoro dignitoso. La mancanza di sostegno sociale adeguato e la mancanza di sicurezza economica rendevano difficile per molte famiglie affrontare il costo e le responsabilità associate all’allevamento di un bambino.

In questo contesto di difficoltà e disperazione, l’abbandono dei neonati nella ruota degli esposti diventava una soluzione estrema per molte madri incapaci di garantire un futuro ai propri figli. La mancanza di alternative e la paura del giudizio sociale spingevano molte donne ad affidare i propri bambini alla carità delle istituzioni, sperando che potessero ricevere cure adeguate e avere una possibilità di sopravvivenza.

L’abbandono dei bambini non era semplicemente il risultato della povertà materiale, ma anche di un contesto sociale e culturale complesso. Norme culturali rigide e la stigmatizzazione delle madri non sposate o delle famiglie in difficoltà contribuivano a rendere l’opzione dell’abbandono più accettabile in certi contesti. Era un sintomo di una società che lottava con gravi disuguaglianze e carenze strutturali, dove molte famiglie si trovavano ad affrontare scelte impossibili nel tentativo di sopravvivere e garantire un futuro degno ai propri figli.

Il registro degli esposti: l’origine del cognome Esposito

Verso la fine del Cinquecento, un cambiamento significativo si registrò nella gestione dei neonati abbandonati presso la Real Casa dell’Annunziata di Napoli. Fu introdotto l’uso dei registri, documenti dettagliati che tracciavano il percorso di questi bambini vulnerabili all’interno dell’istituzione. Ogni dettaglio veniva annotato scrupolosamente: giorno e ora di ingresso, età e caratteristiche del piccolo, insieme a eventuali segni distintivi  e documentazioni lasciate dai genitori biologici.

Spesso, i neonati venivano accompagnati da indizi fugaci, come abiti, biglietti o piccole somme di denaro, nella speranza che potessero essere riconosciuti e ripresi in futuro. Ma la realtà era spesso diversa: la maggior parte dei bambini veniva lasciata solo con pochi stracci a coprirne i corpicini, senza alcuna possibilità di identificazione.

Nel cuore del grande complesso della Real Casa dell’Annunziata, si trovava anche un conservatorio dedicato alla cura e all’istruzione dei bambini abbandonati. Era un luogo di speranza e protezione, dove ogni bambino trovava amore e sostegno durante il proprio percorso di crescita.

Il primo bambino ad essere registrato nei documenti dell’istituzione risale al lontano 1623. Si chiamava Fabrizio Esposito, un nome che da allora assunse un significato speciale: “figlio della Madonna”. Il cognome Esposito divenne così il simbolo di provenienza di quei bambini che erano stati esposti e affidati alle cure della Real Casa dell’Annunziata.

Ancora oggi, il cognome Esposito resta uno dei più diffusi a Napoli e tra i più comuni in tutta Italia. I dati più recenti dei censimenti indicano che ci sono circa 13.768 persone registrate con questo cognome nella città partenopea e ben 23.230 famiglie in tutta la nazione.

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