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Un portale a cura di Marco Ilardi

Il principe di San Severo

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Tra i massimi scienziati napoletani, che vissero a cavallo del diciottesimo secolo,indagatore impegnato ed appassionato dei piu diversi e misteriosi segreti della natura.

Rappresentante della grande Scuola Alchemica Napoletana, a cui si devono importantissime scoperte sui metalli e loro proprietà, Don Raimondo di Sangro, duca di Torremaggiore e principe di san Severo, dedito allo studio in diverse branche della scienza ,le sue scoperte spaziano, dalla meccanica(tipografia simultanea a più colori ,irrealizzabile per le conoscenze dell’epoca)alle proprietà dei metalli , all’arte della guerra (balistica), alla decifrazione di linguaggi antichi per le sue ricerche esoteriche,( conoscenze esoteriche degli indios del Perù),a preparati chimici che indurivano le sostanze molli e le metallizzavano o pietrificavano(alcuni marmi che sono presenti nella sua omonima cappella, sono di originali dalle sue scoperte alchemiche) o addirittura rendevano plastico il ferro senza apporto di calore( a freddo).

Fu un grande ed eclettico studioso di anatomia umana spettacolare la sua ricostruzione delle reti venose e arteriose del corpo umano con l’aiuto del suo allievo Salerno, ancora oggi si possono ammirare i due corpi metallizzati, esposti nella cappella San Severo.

Alle sue ispirazioni si devono le sculture esoteriche presenti nell’omonima cappella, infatti non tutti sanno che la simbologia del tempio dei Di Sangro prende spunto dall’ antica simbologia del Ripa,(il quale fissòtutti i canoni simbolici della Astronomia, Fede, Fortezza, Fortuna, Matematica ed altro.

Venivano spesso rappresentate da donne associate ad oggetti simbolici come libri, cornucopie, compassi, cuori, caducei ).

La sua genialità fu comunque quella di portare il suo contributo a questo antico codice usato da secoli dagli artisti delle diverse epoche.

Fu anche gran maestro della Massoneria napoletana, e celò sotto la sua veste di ricercatore Chimico e filosofo, la sua identità di grande adepto iniziato e alchimista.

Bisogna sapere che la zona intorno alla cappella (il tempio della Pietà dei Di Sangro),era molti secoli fà il centro dell’antico quartiere Nilense, abitato dagli Alessandrini d’Egitto i quali veneravano la statua velata della dea Iside nel loro tempio prorpio in quella zona.Pare che la Cappella sorga nel luogo scelto dagli antichi sacerdoti Alessandrini, custodi della tradizione egizia di Neapolis per il loro culto ,in quanto luogo in cui si concentrano particolari forze.

Fu proprio li in quel posto che il Principe Raimondo volle il suo laboratorio.Ad esso si accedeva tramite un ponte(distrutto durante l’ultima guerra) che collegava la sua casa con la cappella.Nella stanza denominata appartamento della Fenice,rimangono i resti inqiuetanti delle sue macchine anatomiche,la stanza (cripta) è di forma ovale che imitava una grotta naturale,che pare aiutasse la meditazione degli apprendisti,essa poggiava su terra battuta senza pavimentazione ,per favorire le vibrazioni provenienti dal luogo Isiaco sottostante.

Nel 1753,Raimondo dè Sangro scopri una sostanza artificiale assai simile al sangue animale, e pare che conoscesse il segreto per farla ‘trasudare’ dalle statue, in maniera tale che un liquido simile alle lacrime fuoriuscisse dai marmi di cui erano costituite.

Il fenomeno sarebbe ancora oggi visibile in una delle statue angeliche di fianco all’altare, che presentono perlopiù delle tracce di erosione. E per di più la luce che attraversa questa statua, la fa sembrare trasparente: questo era un altro procedimento scoperto dal Principe: rendere semi-trasparente il marmo.

Nell’Archivio Notarile di Napoli è stato rinvenuto il contratto tra il Principe e Giuseppe Sammartino (1720-1793), scultore e artista famoso per la sua abilità. In questo contratto egli s’impegna ad eseguire l’opera di una ‘statua raffigurante Nostro Signore Morto al Naturale da porre situata nella cappella Gentilizia del Principe, un Cristo Velato steso sopra un materasso che sta sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini, apprè del medesimo vi stanno scolpiti una Corona di spine tre chiodi e una tenaglia”; il Principe si impegnava altresì di procurare il marmo e realizzare una ” SINDONE, una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura, dopo che il Principe l’haverà lavorata secondo sua propria creazione e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo; Il quale strato di marmo da usa idea, farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua”.
Il Sammartino s’impegnava inoltre a ripulire detta ‘Sindone’per renderla un tutt’uno con la statua stessa. E a non svelare a nessuno la ‘maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua”. Loro concordarono che l’opera sarebbe stata attribuita al Sammartino.

Le Macchine anatomiche

Si tratta di due corpi, uno maschile e uno femminile scarnificati dal rivestimento esterno ossia si notano solo le ossa avvolte nel sistema venoso e arterioso. L’apparato di venearterie e capillari risulta quasi pietrificato o meglio metallizzato e ci si chiede come sia stato possibile conseguire tale risultato. E’ ormai accreditata la teoria secondo la quale si tratterebbe di un esperimento del principe stesso effettuato con l’aiuto del celebre anatomista dell’epoca Giuseppe Salerno e non di una riproduzione scultoria perché sarebbe semplicemente impossibile da realizzare con tale perfezione.

Ciò che ci si chiede ancora oggi è se le cavie umane fossero vive o morte al momento dell’esperimento. Un vecchio testo anonimo, da cui si apprende anche la terminologia attualmente usata di “macchine umane”, conferma che vennero “create” dal Principe e da Salerno attraverso un processo di metallizzazione ottenuto introducendo in un arteria dei cadaveri un liquido atto allo scopo.

Ma, di contro, tutti gli studiosi che analizzarono questi reperti stabilirono sempre che per permettere alla sostanza di metallizzare l’apparato venoso e arterioso sarebbe stato necessario che la circolazione sanguigna fosse ancora funzionante.

Se così fosse avvenuto i corpi sarebbero stati ancora vivi al momento dell’iniezione. A tal proposito la conferma si potrebbe trovare nel corpo della donna che presenta un braccio alzato come a difendersi e un’espressione di puro terrore nel volto. La donna era incinta e si possono osservare nella macchina anche tutte le vene del feto e quelle del cordone ombelicale. Nella bocca si possono riconoscere anche i vasi sanguigni della lingua.

L’uomo invece è privo di esofago e il cuore risulta più grande del normale (forse a causa del procedimento alchemico).

Non si conosce ancora il tipo di sostanza ma si presume che fosse di tipo mercuriale, che sia stato iniettato nell’aorta e che entrando nella circolazione attiva abbia fissato tutto il sistema prima che il cuore si fermasse. Curioso è il fatto che le iniezioni saranno inventate solo cento anni più tardi e che a tutt’oggi non sarebbe possibile riprodurre una simile opera.

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