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Eduardo De Filippo: il genio del ‘900 napoletano

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Nel cuore della vibrante città di Napoli, una figura iconica emerge come pioniere di un’irresistibile forma d’arte che ha plasmato l’identità comica del panorama teatrale italiano: Eduardo De Filippo, insieme ai fratelli Peppino e Titina. Questa straordinaria famiglia, ricca di talento e genialità, ha scolpito un’impronta indelebile nella storia della commedia italiana, portando avanti le tradizioni della “Nuova Risata Napoletana”. In questo articolo, ci immergeremo nei dettagli della vita affascinante dei tre fratelli De Filippo, esplorando le radici profonde che hanno nutrito il loro talento e che hanno dato vita a una risata che ha conquistato il cuore di intere generazioni. Un viaggio che ci condurrà attraverso gli aneddoti, le opere e le passioni che hanno plasmato non solo la loro carriera individuale, ma anche il tessuto stesso della cultura comica napoletana.

Le origini dei fratelli De Filippo

La storia dei fratelli De Filippo è intrisa di talento, passione e dedizione al mondo dello spettacolo, contribuendo in modo significativo alla ricca tradizione teatrale napoletana.

Titina De Filippo, nata il 27 marzo 1898, fu la prima dei fratelli a debuttare nel mondo dello spettacolo. Attrice di grande carisma, Titina conquistò il pubblico con la sua presenza scenica e la sua interpretazione brillante. Spesso affiancò Eduardo e Peppino nelle loro produzioni teatrali, contribuendo in modo sostanziale al successo della famiglia De Filippo.
L’eredità dei fratelli De Filippo è immensa, poiché hanno consolidato la tradizione teatrale napoletana e contribuito alla creazione di uno stile unico di commedia. Il loro impegno nel raccontare storie autentiche, permeate di umorismo e profondità emotiva, ha reso i De Filippo una pietra miliare nella storia dello spettacolo italiano, celebrati per il loro straordinario contributo alla cultura e all’arte.

Eduardo De Filippo, nato il 24 maggio 1900, è stato il capostipite di questa straordinaria famiglia. Figlio di Eduardo Scarpetta, celebre attore e drammaturgo napoletano, Eduardo iniziò la sua carriera teatrale giovanissimo. Nel corso degli anni ’30, divenne uno degli autori e attori più influenti del teatro italiano. Le sue commedie, spesso ambientate nella Napoli popolare, affrontavano temi sociali con acume e umorismo, contribuendo alla nascita della “Nuova Risata Napoletana”. Opere come “Napoli milionaria!” e “Filumena Marturano” sono diventate pilastri della drammaturgia italiana.

Peppino De Filippo, nato il 24 agosto 1903, era il secondo dei fratelli. Anche lui seguì le orme paterne, distinguendosi come attore e commediografo. La sua versatilità gli permise di eccellere sia nel teatro che nel cinema. Peppino fu acclamato per il suo talento comico, ma dimostrò anche notevole abilità drammatica in opere come “Natale in casa Cupiello”. Collaborò spesso con Eduardo, creando uno dei duo più amati e duraturi dello spettacolo italiano.

Chi è Eduardo Scarpetta?

Don Eduardo Scarpetta, nato il 13 marzo 1853 a Napoli, fu una figura di spicco nel panorama teatrale italiano del XIX e XX secolo. Celebre autore e attore, è noto per aver contribuito in modo significativo alla tradizione della commedia napoletana. La sua eredità artistica è stata di fondamentale importanza per la famiglia De Filippo.
Scarpetta iniziò la sua carriera come attore, ma presto si distinse anche come autore, scrivendo commedie e sceneggiature che catturarono l’essenza della vita quotidiana nella Napoli dell’epoca. Il suo lavoro spesso rifletteva la realtà sociale e politica del tempo, affrontando temi come la lotta di classe, l’immigrazione e le contraddizioni della società.
Una delle sue opere più famose è “Miseria e nobiltà”, una commedia che esplora le disparità sociali attraverso il confronto tra due famiglie, una ricca e una povera. Questa commedia, insieme ad altre sue creazioni, è diventata un classico del teatro napoletano e ha influenzato generazioni di drammaturghi successivi.
L’eredità di Don Eduardo Scarpetta è stata trasmessa ai suoi figli, Eduardo, Peppino e Titina. Cresciuti nell’ambiente teatrale, i tre fratelli hanno ereditato la passione per lo spettacolo e hanno portato avanti la tradizione familiare, contribuendo in modo significativo alla rinascita della commedia napoletana nel XX secolo.
In particolare, il lavoro di Scarpetta ha influenzato profondamente Eduardo De Filippo, che ha successivamente sviluppato il genere della “Nuova Risata Napoletana”. La commedia di Scarpetta non solo ha fornito una solida base artistica per i suoi figli, ma ha anche ispirato la creazione di opere originali e innovative.
Don Eduardo Scarpetta è pertanto ricordato non solo come un maestro del teatro napoletano, ma anche come il fautore di una tradizione artistica che ha continuato a prosperare attraverso le generazioni dei De Filippo, lasciando un’impronta indelebile sulla cultura teatrale italiana.

Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo

All’epoca, Luisa De Filippo era sarta per la compagnia di Don Eduardo. Varie biografie raccontano che, ogni qual volta Scarpetta avesse necessità di soddisfare le proprie esigenze, chiedesse di farsi mandare la sarta in camerino per appagarle. Parrebbe che così Titina, Peppino ed Eduardo siano stati concepiti. Luisa non aveva alcun legame ufficiale con Don Eduardo, come tante delle altre relazioni da cui lo Scarpetta ebbe figli illegittimi che, proprio come i tre De Filippo, non sono stati mai riconosciuti.
I tre De Filippo vissero sempre a stretto contatto con il padre (definito “lo zio”) che insegno loro l’arte teatrale sin dalla tenera età. Intanto vivevano con la madre in un vicolo del quartiere Chiaia, precisamente in Via Ascensione 8.
Durante la vita, don Eduardo provvide sempre a donna Luisa e ai suoi tre figli. Tuttavia, al momento dell’apertura del testamento di Scarpetta, si verificò una delusione amara: a quella che fu l’amante del commediografo furono assegnati soltanto un vitalizio di 200 lire mensili e i mobili della casa di via dei Mille. Niente, invece, venne destinato a questi tre figli.
L’eredità fu infatti suddivisa soltanto all’interno della famiglia “legittima”, ossia a donna Rosa e ai figli Domenico, Maria e Vincenzo. Al primogenito di quest’ultimo, di nome Eduardo, furono conferiti tutti i diritti letterari sull’opera del nonno. Peppino, nel suo resoconto biografico, racconta di aver visto delle buste contenenti denaro destinate ai tre fratelli De Filippo. Tuttavia, il destino di tali buste rimase avvolto nel mistero e non se ne seppe mai nulla.

La nascita della Compagnia del Teatro Umoristico De Filippo

La Compagnia del Teatro Umoristico De Filippo ha radici profonde nelle esperienze e nel talento della famiglia De Filippo, in particolare di Eduardo, Peppino e Titina. La compagnia fu fondata nei primi decenni del XX secolo, quando i fratelli decisero di portare avanti la tradizione teatrale della loro famiglia, costruendo un palcoscenico per condividere il loro talento con il pubblico napoletano.
L’eredità artistica dei De Filippo si basava sulla capacità di unire umorismo e profondità emotiva, creando spettacoli che affrontavano temi sociali e politici con una sottile satira. La Compagnia del Teatro Umoristico De Filippo divenne rapidamente una pietra miliare del teatro napoletano, influenzando la cultura e la commedia italiana.
Eduardo, il capostipite, aveva una particolare abilità nel trasformare la vita quotidiana in opere di teatro coinvolgenti. La sua opera “Filumena Marturano” è solo uno degli esempi di come riuscì a fondere il comico con il drammatico, catturando l’attenzione e il cuore del pubblico.
Peppino, il fratello più giovane, portò il suo contributo al mondo dello spettacolo con la sua versatilità, eccellendo sia nel teatro che nel cinema. La sua presenza carismatica e il suo talento comico lo resero un’icona della commedia italiana.
Titina, la sorella, era una brillante attrice con una straordinaria presenza scenica. La sua partecipazione alla compagnia ha contribuito a consolidare il successo della famiglia De Filippo nel mondo dello spettacolo.
L’eredità della Compagnia del Teatro Umoristico De Filippo si è tramandata attraverso le generazioni, influenzando l’evoluzione del teatro napoletano e italiano nel corso del tempo. La tradizione è stata mantenuta anche dai discendenti della famiglia De Filippo, che hanno continuato a portare avanti il legato artistico dei loro antenati.
Nell’odierno panorama culturale napoletano, l’eredità della Compagnia del Teatro Umoristico De Filippo persiste, e le opere dei fratelli De Filippo sono ancora rappresentate e apprezzate dal pubblico, contribuendo a preservare la ricca tradizione della commedia napoletana per le generazioni future.

Le incomprensioni tra Eduardo e Peppino

Nel 1933, il Teatro Umoristico, originariamente radicato a Napoli, aveva già conquistato il cuore degli spettatori italiani, divenendo un fenomeno nazionale. Un periodo di gioie e contrasti caratterizzò quegli anni, segnati dalla febbrile creazione di sceneggiature che riscuotevano successo sia tra il pubblico che dalla critica. Tuttavia, nel 1942, una frattura insanabile si aprì tra Eduardo e Peppino a causa di una discussione profonda, radicata in malcontenti covati a lungo da entrambi. Questo conflitto segnò la definitiva separazione tra i due fratelli, e di conseguenza, pose termine all’alleanza artistica del Teatro Umoristico De Filippo.
Nel 1980, alla morte di Peppino, Eduardo farà un discorso estremamente toccante che possiamo riassumere in queste poche righe “Ho pure sentito rancore per lui. Adesso mi manca. Questo vi posso dire. Come compagno, come amico, ma non come fratello.”

Il teatro di Eduardo De Filippo

Il teatro di Eduardo De Filippo rappresenta una pietra miliare nell’arte napoletana del XX secolo, caratterizzandosi per la sua capacità di cogliere l’anima della società, trasformando le dinamiche umane e sociali in straordinarie opere teatrali. Eduardo, nato nel 1900 da Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, ha ereditato la tradizione teatrale familiare, ma ha sviluppato uno stile unico che lo ha reso una figura centrale della “Nuova Risata Napoletana”.
Le opere di Eduardo spesso si svolgono in contesti popolari napoletani, dipingendo un ritratto vivido della vita quotidiana e affrontando temi sociali, politici e morali con un acuto senso di umorismo e pathos. La sua abilità nel combinare il comico e il drammatico è evidente in opere come “Napoli milionaria!” e “Filumena Marturano”, quest’ultima considerata uno dei capolavori della drammaturgia italiana.
Il teatro di Eduardo De Filippo è diventato emblema dell’arte napoletana del XX secolo grazie alla sua capacità di creare personaggi autentici e universali, le cui storie riflettono le complessità della vita. I suoi dialoghi ricchi di sarcasmo, intelligenza e umorismo, spesso in dialetto napoletano, hanno contribuito a forgiare un linguaggio teatrale unico e distintivo.
Inoltre, Eduardo ha sostenuto attivamente la diffusione della cultura napoletana nel resto d’Italia e all’estero, portando le tradizioni teatrali della sua città natale ad un pubblico più ampio. La sua visione del teatro, radicata nella sua esperienza e osservazione della società, ha influenzato generazioni di artisti e ha contribuito a plasmare la percezione dell’arte napoletana nel panorama culturale italiano.
L’eredità di Eduardo De Filippo, non solo come attore ma anche come autore e regista, è stata celebrata per la sua capacità di mettere in scena la complessità dell’umanità attraverso il filtro della commedia. Il suo teatro è rimasto un punto di riferimento per coloro che cercano di comprendere e apprezzare la ricca e variegata tradizione artistica napoletana del Novecento.

Le opere teatrali di Eduardo De Filippo

Eduardo De Filippo è stato un prolifico autore teatrale, con un vasto repertorio di opere che hanno contribuito in modo significativo alla cultura teatrale italiana. Alcune delle sue opere più famose includono:

  • “Filumena Marturano” (1946): la storia ruota attorno a Filumena, una donna che, dopo anni di vita con un ricco mercante senza sposarsi, decide di organizzare un finto funerale per rivelare la sua vera identità e garantire un futuro ai suoi tre figli. La commedia esplora temi come l’amore, la maternità, e offre uno sguardo penetrante sulla società dell’epoca.
  • “Napoli milionaria!” (1945): ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, segue la storia di Gennaro, un napoletano ingenuo che cerca di sfruttare la situazione di guerra per arricchirsi, finendo però per essere coinvolto in situazioni tragicomiche. Eduardo esplora la moralità, l’avidità e il modo in cui le circostanze esterne possono influenzare le scelte individuali.
  • “Sabato, domenica e lunedì” (1959): la commedia segue la famiglia Priore durante tre giorni distinti, evidenziando i conflitti generazionali, i segreti familiari e le dinamiche complesse che caratterizzano la vita quotidiana. Eduardo affronta il tema della famiglia e delle sue sfide, esplorando le dinamiche interne e i conflitti tra tradizione e modernità.
  • “Le voci di dentro” (1948): la storia si svolge in una prigione, dove un gruppo di detenuti cerca di organizzare uno spettacolo teatrale. La commedia esplora il conflitto tra la realtà della prigione e la fuga attraverso il teatro. Eduardo utilizza l’ambientazione carceraria per esplorare la libertà, la speranza e l’importanza della creatività anche nelle circostanze più difficili.
  • “Morte di un commesso viaggiatore” (1949): l’opera segue la discesa nella follia di Willy Loman, un commesso viaggiatore che lotta con le pressioni della vita e le aspettative della società. Eduardo adatta e reinterpreta il capolavoro di Arthur Miller, affrontando temi come il sogno americano, la disillusione e la pressione sociale.
  • “Questi fantasmi” (1946): questa commedia, caratterizzata da un’intelligente commistione di comicità e riflessione sociale, è stata adattata per il cinema nel 1954, con lo stesso Eduardo De Filippo nel ruolo principale. La trama ruota attorno al personaggio di Felice Sciosciammocca, un uomo che, pur essendo morto, decide di rimanere vicino alla sua famiglia sotto forma di fantasma. Nel tentativo di proteggere la sua famiglia da possibili pericoli e diffidenze, Felice assume una falsa identità e si finge cugino. Le situazioni comiche si susseguono mentre Felice cerca di influenzare gli eventi dalla sua posizione ultraterrena. “Questi Fantasmi!” affronta temi universali come l’amore, la famiglia, e l’importanza dei legami affettivi. Eduardo utilizza il soprannaturale e l’umorismo per esplorare la natura umana, la devozione familiare e la lotta per il bene comune. La commedia sottolinea il concetto che il legame tra i vivi e i defunti può persistere al di là della morte, suggerendo che l’amore e l’influenza di chi ci ha preceduto continuano a esercitare un impatto sulle vite di coloro che sono ancora in vita. L’adattamento cinematografico di “Questi Fantasmi!” (1954), diretto da Eduardo stesso, è considerato uno dei grandi successi del cinema italiano. La performance di Eduardo De Filippo nel ruolo di Felice Sciosciammocca è stata acclamata, e il film ha contribuito a consolidare la reputazione di Eduardo come uno dei grandi attori e autori del teatro e del cinema italiano. Questa rimane una delle opere più amate di Eduardo, evidenziando la sua abilità nel mescolare il comico e il drammatico per esplorare la condizione umana in modo profondo e coinvolgente. La commedia ha lasciato un’impronta duratura nella cultura teatrale italiana, continuando a essere rappresentata e apprezzata per la sua sagace analisi sociale e la sua capacità di far riflettere il pubblico su tematiche intime e universali.

Neorealismo tra Eduardo e Pirandello

Le origini neorealistiche che accomunavano Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello sono radicate nella loro profonda comprensione della realtà sociale e umana, così come nella capacità di riflettere questa realtà attraverso le loro opere. Questa affinità ha portato a una forte amicizia e a una reciproca stima tra i due grandi artisti.
Entrambi hanno contribuito significativamente al movimento neorealista, un movimento artistico e letterario che ha cercato di rappresentare la vita quotidiana in modo autentico, affrontando le sfide sociali e le complessità umane. Eduardo De Filippo, influenzato dalla sua Napoli natale e dalla sua osservazione della società, ha portato una luce realistica e spesso critica nei suoi drammi teatrali. Il suo stile mescolava il comico e il drammatico, dando vita a personaggi autentici e situazioni ricche di sfumature.
Luigi Pirandello, una figura chiave del neorealismo letterario, ha anch’egli cercato di esplorare la complessità umana, sfidando le convenzioni teatrali tradizionali. La sua opera più celebre, “Sei personaggi in cerca d’autore”, è emblematica della sua attenzione alla rappresentazione delle molteplici realtà individuali e delle complesse dinamiche familiari.
La connessione tra Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello va oltre la semplice adesione a uno stile artistico condiviso; i due erano legati da un’amicizia sincera e da un rispetto reciproco. Pirandello, pur essendo più anziano, riconobbe il talento di Eduardo e lo incoraggiò nella sua carriera teatrale. Le influenze reciproche tra i due hanno contribuito a definire il panorama culturale dell’Italia nel XX secolo.
L’impatto della comunicazione neorealista di Eduardo De Filippo e Pirandello si è esteso ben oltre i confini teatrali, influenzando il cinema e altri medium artistici. La loro capacità di esplorare le complessità umane con una prospettiva autentica ha contribuito a plasmare la percezione della società italiana e della natura umana, creando un’eredità duratura nel mondo dell’arte e della cultura.
Questi fantasmi e Sei personaggi in cerca d’autore
“Questi Fantasmi” di Eduardo De Filippo e “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, sebbene appartenenti a contesti e periodi differenti, condividono affinità notevoli nella loro esplorazione del concetto delle maschere e delle identità sfaccettate attraverso il mezzo teatrale.
Entrambi gli autori hanno intrapreso un viaggio nella psiche umana, svelando la complessità delle maschere che le persone indossano nella vita quotidiana. In “Questi Fantasmi”, Eduardo esplora il tema delle apparenze e delle identità nascoste dietro la cortina delle relazioni familiari. Il protagonista, Felice Sciosciammocca, assume un ruolo fittizio per garantire il benessere della sua famiglia, gettando luce sulla fragilità delle facciate sociali e delle dinamiche familiari.
Da parte sua, Pirandello, in “Sei personaggi in cerca d’autore”, crea una trama intricata in cui personaggi teatrali interrompono una rappresentazione in corso, richiedendo di essere integrati in una nuova storia. Questi personaggi sono alla ricerca di un’autenticità che va oltre il ruolo teatrale prestabilito, mettendo in discussione la natura delle maschere che indossiamo nella vita di tutti i giorni.
Entrambe le opere affrontano il concetto di realtà e finzione, evidenziando il ruolo delle maschere sociali nel nascondere verità complesse e sfumate. La scelta di mettere in scena personaggi che indossano maschere, sia in modo letterale che figurato, consente sia a Eduardo che a Pirandello di esplorare la dualità dell’identità umana, i conflitti interiori e la natura mutevole delle relazioni interpersonali.
Inoltre, entrambi gli autori si sforzano di sondare il significato più profondo della vita, della verità e della rappresentazione teatrale. Questa convergenza tematica tra “Questi Fantasmi” e “Sei personaggi in cerca d’autore” riflette una preoccupazione comune per l’indagine psicologica e l’analisi delle maschere che definiscono il nostro rapporto con il mondo esterno. Entrambi gli autori sono maestri nell’esporre le complesse stratificazioni dell’identità umana, contribuendo così in modo significativo alla riflessione teatrale e letteraria del Novecento.

Il teatro in televisione: la rivoluzione Eduardiana

Eduardo De Filippo, oltre ad essere una figura di spicco nel mondo teatrale italiano, ha svolto un ruolo educativo di grande rilevanza per il pubblico italiano, contribuendo a abbattere barriere culturali e rendendo il teatro accessibile a un pubblico più ampio. La sua innovativa decisione di portare il teatro in televisione si rivelò un passo rivoluzionario, specialmente in un periodo in cui molte famiglie italiane erano economicamente svantaggiate e l’accesso al teatro dal vivo risultava difficile per una parte significativa della popolazione.
Negli anni ’50, Eduardo De Filippo fu il pioniere nell’adattare le sue opere teatrali per la televisione, portando il suo talento e la sua arte direttamente nelle case degli italiani. Questa iniziativa non solo offrì uno spettacolo di qualità al pubblico televisivo, ma svolse anche un ruolo educativo fondamentale. Prima della messa in onda, spesso accompagnava le rappresentazioni con brevi lezioni introduttive, fornendo contesto storico, culturale e artistico che arricchiva l’esperienza del pubblico.
Questa innovazione non solo democratizzò con il tempo l’accesso al teatro, rompendo le barriere economiche, ma ebbe anche un impatto significativo sull’educazione culturale della popolazione italiana. Le lezioni introduttive di Eduardo, spesso intrise di profonda conoscenza del contesto napoletano e italiano, servirono da ponte tra l’arte e lo spettatore, facilitando una comprensione più approfondita delle tematiche presentate nelle sue opere.
Il ruolo di Eduardo De Filippo come pioniere della trasmissione televisiva teatrale ampliò l’orizzonte dell’intrattenimento italiano e ha contribuito all’evoluzione dell’educazione culturale attraverso i media. La sua capacità di trasmettere non solo spettacolo, ma anche conoscenza e comprensione, ha contribuito a colmare il divario culturale dell’epoca, promuovendo un accesso più equo alla cultura e all’arte per tutte le fasce della società italiana.

La morte di Eduardo De Filippo e la sua inestimabile eredità

Eduardo De Filippo, uno degli artisti più influenti e innovativi del panorama teatrale italiano nel Novecento, ci lasciò il 31 ottobre 1984. La sua scomparsa rappresentò una perdita irreparabile per il mondo dell’arte e della cultura italiana, ma il suo legato e l’impatto delle sue idee e iniziative continuano tutt’oggi a riverberare.
La sua morte segnò la fine di una straordinaria carriera dedicata a portare il teatro a un pubblico più ampio e a rendere l’arte accessibile a tutti.
La sua visione di un teatro che andasse oltre le barriere economiche e culturali fece sì che il suo lavoro non fosse solo intrattenimento, ma anche strumento di educazione e comprensione.
Il contributo di Eduardo De Filippo alla rivoluzione del concetto di educazione e al modo in cui il teatro veniva percepito in Italia nel Novecento è incalcolabile. La sua capacità di comunicare temi complessi attraverso il medium teatrale e televisivo ha aperto nuove prospettive per il pubblico, trasformando il teatro da mero spettacolo a una potente forma di espressione culturale e educativa.
La sua eredità persiste attraverso le generazioni, influenzando l’approccio all’arte e alla cultura in Italia. Eduardo De Filippo, con la sua visione illuminante e la sua dedizione al superamento delle barriere culturali, rimane un faro nella storia del teatro italiano, e la sua influenza continua a vivere nei cuori di coloro che riconoscono il suo straordinario contributo al patrimonio culturale del Paese.

Eduardo, icona di napoletanità oltre lo spazio e il tempo

Eduardo De Filippo è diventato un emblema di Napoli nel mondo, contribuendo in modo significativo a rendere celebre e riconoscibile il cinema italiano oltre i confini nazionali. Le sue storie, intrise della vita vera, hanno attraversato il tempo e lo spazio, diventando una rappresentazione autentica e duratura della cultura partenopea.
Il genio di Eduardo si è esteso ben oltre il palcoscenico teatrale, abbracciando anche il mondo del cinema. Fondamentale è stato il contributo di tre pilastri del cinema italiano, Vittorio De Sica, Sophia Loren e Marcello Mastroianni, che hanno saputo trasformare le opere teatrali di Eduardo in autentiche gemme cinematografiche.
La collaborazione con questi talentuosi attori e registi ha portato alla trasposizione cinematografica di molte opere teatrali di Eduardo, catapultando storie e personaggi napoletani sullo schermo internazionale. Sophia Loren, in particolare, ha incarnato con maestria il mondo di Eduardo, portando una genuina autenticità e una profonda comprensione delle dinamiche umane ai personaggi che ha interpretato.
Le opere di Eduardo trasportate sul grande schermo non solo hanno rafforzato la sua eredità artistica, ma hanno anche contribuito a consolidare il prestigio del cinema italiano a livello mondiale. L’abilità di Eduardo nel catturare l’anima di Napoli e della società italiana ha reso le sue storie universali, affrontando temi come la famiglia, la moralità e le sfide quotidiane con un’abilità senza tempo.
Il legame indissolubile tra Eduardo De Filippo e il cinema italiano, grazie anche all’impegno di attori iconici, ha creato una rappresentazione duratura di Napoli, che continua ad affascinare e ispirare il pubblico internazionale. L’eredità di Eduardo, tramandata attraverso il cinema, continua a brillare come un faro che illumina la ricchezza e la complessità della cultura italiana.

 

Poesia di Marco Ilardi su Eduardo De Filippo

Il nostro direttore Marco Ilardi, grande amante di Eduardo, tempo fa gli ha dedicato una poesia una delle poche che ha scritto nella sua vita e che vi riporto qui.

Si ringrazia per la correzione del testo il signor Renato Cammarota, grande esperto di lingua napoletana.

Na faccia penzarósa  e triste,

na rappa ca te trase dint’’o còre
comme a cerca ‘e capi’ :

guagliò,  ‘o tiene o nunn’’ o tiene ammore ?

A vita toja passata a guardà’ Napule,

sempe a scrivere e a ppurtà’

‘n triato l’anema e ‘o dulore ‘e ’sta città.

Cu’ ’e storie toje c’hê fatto ridere,

riflettere chiagnenno  e raccuntanno  ’a verità.

Maje t’è paruto brutto ’e parlà’

d’’o povero e d’’o ricco,
d’’o buono e ’o malamente,

d’’o fesso e d’’o deritto,

cu’ na resata amara che è ‘o specchio ‘e s’ta città.

Hê sempe  ditto a ‘e cummediante:

-Recitate comme si stisseve â casa vòsta,
comme si ‘nnante a vvuie stesse sul’ io:

chesto nunn’è triato è ‘a vita ovèro,

e ’a ggente nunn’a può ’ngannà’- .

Manco  ’a guerra te fermaje,

cercanno ‘e cunfurtà a ‘sta gente,

pure sotto  ‘e bomme a rrecità.

Guardanno a Filumena hê visto Napule,

na fèmmena abbandunata â sciorta soJa.

Cu’ Ferdinando e Antonio Barracano,

ce hê raccuntato tutt’’a vita toja.

Po’ ‘a vista t’abbandunaje e pure ‘o còre,

ma chello ca ce hê lassato Edua’, è sulo ammore.

Marco Ilardi

 

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