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Il babà al rum: storia e curiosità

Zeppole dorate e zuccherate su piatto bianco.
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Il babà al rum, con la sua morbida consistenza impregnata di liquore e il suo irresistibile sapore dolce, è diventato un’icona della cucina partenopea nel mondo. In questo articolo, ci immergeremo nella storia affascinante di questo dessert intriso di cultura e tradizione, scoprendo le sue origini antiche e la sua evoluzione fino ai giorni nostri.

Dal regale passato nelle corti europee alle strade animate di Napoli, il babà si è affermato come un simbolo culinario di eccellenza nel mondo. Esploreremo anche le variazioni di generazione in generazione, mostrando come questo dolce abbia continuato a incantare i palati.

Le origini: tra Francia e Polonia

Il babà al rum ha origine in un luogo inaspettato: Luneville, in Lorena, Francia. La sua storia affonda le radici nel XVIII secolo, quando Stanislao Leszczyński, re della Polonia, si trovava in esilio in questa regione francese. Stanislao, insieme alla sua corte, si dilettava nella creazione di dolci e prelibatezze culinarie. Durante il suo soggiorno a Luneville, gustava spesso nel kugelhopf, un dolce tradizionale dell’Europa centrale, ma lo trovava troppo asciutto per i suoi gusti. Deciso a migliorarlo, Stanislao ebbe l’idea di aggiungere uno sciroppo al rum, rendendo così il dolce più succulento. Questa innovazione culinaria diede vita ai “babas au rhum”, dolci bagnati nel liquore, che divennero presto popolari tra la nobiltà europea. Solo molto tempo dopo, il babà attraversò le frontiere e giunse fino a Napoli, dove venne adottato e adattato alla tradizione culinaria locale, trasformandosi nel famoso babà napoletano che conosciamo oggi.

La torta Kugelhopf prima delle modifiche di Stanislao Leszczyński

Si tratta di un dolce tradizionale originario dell’Europa centrale, particolarmente diffuso in regioni come la Germania, l’Austria, la Svizzera e l’Alsazia. La sua caratteristica distintiva è la forma a ciambella con una cavità al centro, che può variare leggermente a seconda della regione e delle tradizioni locali.

Gli ingredienti principali della torta Kugelhopf includono farina, burro, uova, zucchero e lievito, che vengono impastati insieme per creare una massa lievitata. Spesso la ricetta prevede l’aggiunta di frutta secca come uvetta, noci o mandorle, così come aromi come la vaniglia, la scorza di limone o le spezie come la cannella.

La preparazione della torta Kugelhopf può richiedere tempo a causa dei processi di lievitazione necessari per ottenere una consistenza soffice e leggera. Una volta preparata, la pasta viene versata in uno stampo a ciambella e lasciata lievitare nuovamente prima di essere infornata fino a raggiungere una doratura uniforme.

La torta Kugelhopf è spesso servita come dessert o dolce per la colazione, accompagnata da una tazza di caffè o tè. È un dolce amato per la sua consistenza morbida e il suo sapore delicato, che può essere arricchito dalle varie aggiunte di frutta secca e aromi.

In molte famiglie delle regioni dove è diffusa, la torta Kugelhopf è associata alle celebrazioni e alle festività, e spesso viene preparata durante occasioni speciali come il Natale o le feste pasquali.

Ali Babà

Le radici del babà così come lo conosciamo oggi possono essere rintracciate nelle innovazioni introdotte dal sovrano polacco Stanislao Leszczyński che chiamò il dolce “Ali Babà” in omaggio al celebre personaggio de “Le Mille e Una Notte”. Nel corso del tempo la creazione ha subito ulteriori modifiche grazie al trasferimento a Versailles di Maria (figlia del sovrano polacco), sposa del re di Francia Luigi XV, accompagnata dal pasticcere di famiglia, Nicolas Stohrer. Questo avvenimento segnò un momento cruciale nel Settecento: il rum giamaicano era diventato il liquore di moda a corte, che – per guarnire il dolce – venne preferito al madeira utilizzato da Stanislao. Nonostante tutti lo apprezzassero, il re polacco non sembrava favorevole alla modifica apportata dalla figlia, come testimoniato da una conversazione registrata con Voltaire.

Napoli e la tradizione del babà

Dopo il suo arrivo a Parigi, il babà subì ulteriori trasformazioni significative: gli ingredienti come lo zafferano e i canditi furono eliminati e la forma del dolce assunse l’aspetto attuale, con una cupola rigonfia. Questo percorso di trasformazione, che portò il babà dalla Francia a Napoli, vide ancora una volta il coinvolgimento della nobiltà dell’epoca. Maria Antonietta, in particolare, moglie di Luigi XVI e sorella di Maria Carolina d’Austria, che era sposata con il re Ferdinando IV di Borbone di Napoli, svolse un ruolo fondamentale. È stata la regina stessa a introdurre a Napoli, alla fine del Settecento, specialità culinarie come la besciamella, il gratin e anche il babà. Sebbene la prima testimonianza scritta del babà risalga al 1863, trovandosi nel manuale di cucina italiana di Vincenzo Agnoletti, fu solo alla fine del secolo che il dolce divenne popolare tra la borghesia napoletana, diventando presto un’icona culinaria consumata persino per strada, anticipando così il concetto moderno di street food. Questa narrazione rivela l’evoluzione dinamica del babà nel corso dei secoli e la sua diffusione attraverso i confini culturali e sociali, dimostrando come la gastronomia possa essere una via di connessione tra le diverse tradizioni culinarie.

La ricetta tradizionale

Ingredienti per il babà

  • 500 g di farina 00
  • 100 g di burro
  • 100 g di zucchero
  • 3 uova
  • 10 g di lievito di birra fresco
  • 100 ml di latte
  • Scorza grattugiata di 1 limone
  • Un pizzico di sale

 

Ingredienti per lo sciroppo

  • 500 ml di acqua
  • 300 g di zucchero
  • Scorza di un limone
  • 150 ml di rum o liquore a scelta (tipicamente limoncello o maraschino)

Preparazione

In una ciotola grande, sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido e aggiungere un cucchiaino di zucchero. Lasciare riposare per circa 10 minuti finché non si forma una schiuma.

Aggiungere la farina setacciata e le uova leggermente sbattute al composto di lievito. Aggiungere anche lo zucchero, il burro morbido a pezzetti, la scorza di limone grattugiata e un pizzico di sale.

Impastare energicamente fino a ottenere un impasto liscio ed elastico. Coprire la ciotola con un canovaccio umido e lasciare lievitare in un luogo caldo per circa 2 ore o fino a quando l’impasto raddoppia di volume.

Ungere abbondantemente gli stampi per babà con burro e infarinare leggermente. Riempire gli stampi per 2/3 con l’impasto.

Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 20-25 minuti o fino a quando i babà sono dorati e gonfi.

Nel frattempo, preparare lo sciroppo: in una pentola, portare a ebollizione l’acqua con lo zucchero e la scorza di limone. Far bollire per circa 5 minuti, quindi togliere dal fuoco e lasciare raffreddare leggermente. Aggiungere il rum o il liquore scelto e mescolare bene.

Una volta cotti, togliere i babà dagli stampi e immergerli immediatamente nello sciroppo caldo. Lasciarli inzuppare per almeno 10-15 minuti, girandoli delicatamente di tanto in tanto per garantire una buona assorbenza dello sciroppo.

Una volta inzuppati, trasferire i babà su una gratella per raffreddare completamente.

Servire i babà napoletani tradizionali guarniti con panna montata fresca e frutta candita, se desiderato.

Il babà nel dialetto napoletano

Che il babà sia una istituzione nella lingua napoletana possiamo vederlo da tanti utilizzi di questo termine che facciamo ogni giorno.

Ecco alcuni esempi:

  • Il babà è uno dei tanti modi per indicare il pene il membro maschile
  • Una persona credulona viene spesso definita un babà esempio “si proprie nu babbà” da cui deriva pure “si proprio nu babbasone”
  • “E’ nu babà” lo diciamo in generale quando una cosa o una persona sono tanto buone
  • “Hai voglia e mettere o rum chi nasce strunz nun pò murì babà” è un proverbio napoletano che dice che chi ha una certa indole non cambia mai
  • “Si comme o’ babà senza o rum” si dice quando una persona è vuota dentro

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