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Un portale a cura di Marco Ilardi

La leggenda di Belzebù a Palazzo Penne

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Risalendo il pennino di Santa Barbara giunti a Piazzetta San Demetrio che oggi si chiama Piazzetta Teodoro Monticelli, vi troverete davanti uno strano palazzo costituito da un maestoso portale in piperno e delle case in rovina che sembrano addossate su di esso: parliamo di Palazzo Penne.

Palazzo Penne fu costruito dai fratelli Antonio ed Onofrio di Penne nel 1406 come recita una iscrizione in latino incisa sulla porta.

In un nastro scolpito a bassorilievo che fa da architrave all’entrata si legge una frase di Marziale.

Il giglio e le due corone reali nella fascia e nella targa all’ingresso hanno fatto supporre agli storici che fosse stato abitato dai sovrani di Casa d’Angiò.

portone di palazzo penne il palazzo del diavolo
portone di palazzo penne il palazzo del diavolo

Le penne raffigurate un po’ dappertutto sulla facciata non lasciano alcun dubbio sui veri proprietari.

L’architetto che edificò il palazzo fu il famoso per l’epoca Antonio Baboccio, che scolpì anche la tomba dei due fratelli nella Chiesa di Santa Chiara.

In questo palazzo nel tempo si alternarono un negozio di mobili, una scuola aperta dai padri Somaschi e fu la residenza dell’abate Teodoro Monticelli.

Questo abate è famoso come grande collezionista di tutti i minerali dei Campi Flegrei che con la sua collezione creò un grande museo di mineralogia ancora presente nell’Università nella sala dove una volta c’era il parlamento nazionale.

La leggenda del patto col diavolo

La leggenda narra che Antonio Penne, il padrone del palazzo che era segretario del re Ladislao di Durazzo, che come abbiamo visto in articoli precedenti è sepolto a San Domenico Maggiore, si invaghì di una bellissima ragazza già però promessa in sposa ad un altro pretendente.

La ragazza gli lanciò una sfida dicendo che l’avrebbe sposato se avesse costruito un palazzo in una sola notte.

antonio penne fa il patto col diavolo
Antonio Penne fa il patto col diavolo

A quel punto Antonio invocò il diavolo, Belzebù col quale fece un patto: gli avrebbe concesso la sua anima se avesse costruito il palazzo in una notte ed avesse contato tutti i chicchi di grano che avrebbe sparso nel cortile del palazzo.

Il diavolo accettò e gli costruì in una sola notte il palazzo, poi al momento di contare i chicchi ebbe grosse difficoltà perché Antonio Penne li aveva mescolati con dei granelli di pece.

Adirato ed infuriato stava per aggredirlo quando questi si fece il segno della croce e Lucifero, costretto a fuggire, scavò una profonda buca al centro del cortile dove adesso c’è un pozzo e tornò negli inferi per non fare mai più ritorno.

La casa dell’architettura

Attualmente per il palazzo quattrocentesco c’è un progetto di restauro per trasformarlo nella casa dell’architettura e del design.

Per il sindaco Manfredi, è stata una scelta simbolica per la città perché ci sono pochi palazzi rinascimentali che è possibile ammirare nel capoluogo partenopeo.

Trasformarlo in un polo culturale restituisce dignità ad un monumento che come tanti altri ancora purtroppo, come ad esempio la chiesa di Santa Maria del Monserrato o il Complesso archeologico di Carminiello ai Mannesi , si trova in una triste situazione di degrado.

L’edificio avrà una funzione anche a scala urbana: sarà uno scambiatore urbano consentendo di mettere in comunicazione la quota dei quartieri bassi come venivano definite le zone della città intorno al porto, e la prima platea del centro storico quella appunto di Piazza Teodoro Monticelli.

Il giardino sarà aperto al quartiere e quindi i cittadini potranno usufruirne e complessivamente la casa dell’architettura diventerà il luogo deputato all’informazione, comunicazione, confronto e valutazione dei progetti di trasformazione della città di Napoli.

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