la notte di san giovanni a napoli

Un portale sulla città di Napoli a cura di Marco Ilardi

Le principali superstizioni napoletane

superstizioni napoletane
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Parlare delle superstizioni napoletane potremmo scriverci un libro.

La superstizione è credere in qualcosa non dimostrabile che se non viene fatta in un certo modo poi ci porterà delle sventure.

La Chiesa come sappiamo condanna la superstizione, ma a Napoli tanti non la pensano così.

Il detto non è vero ma ci credo è molto diffuso dalle nostre parti.

Come diceva Eduardo essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male.

Noi napoletani crediamo che alcune cose portino bene ed altre portino male vediamo quali sono le principali credenze popolari napoletane

Passare sotto la scala

Nella superstizione napoletana passare sotto una scala porta male, quindi evitatelo.

Questa cosa nasce dal fatto che anticamente si pensava che gli angeli conducessero le persone in cielo con delle scale appoggiate ai muri disegnando un triangolo rappresentante la Santissima Trinità.

Passargli sotto significava oltraggiare e quindi offendere il Padre il Figlio e lo Spirito Santo.

O ppane sotto e ‘ngopp

Parliamo del pane capovolto a tavola. Il pane sulla tavola di un napoletano non va mai capovolto altrimenti porta male.

Questa credenza ha due origini una religiosa ed una storica.

Quella religiosa deriva dal fatto che col pane veniva identificato il corpo di Cristo che mangiamo durante la comunione e metterlo sotto sopra era un offesa a Nostro Signore.

L’altra deriva dal fatto che il pane scadente veniva dato in tempi antichi come pasto ai boia e per non far capire che era andato a male veniva capovolto.

Mettere del pane capovolto a tavola è dunque anche un segno di scortesia verso gli ospiti che oltre a farsi una bella grattata potrebbero pensare che gli stiamo dando del pane “sereticcio”.

La simbologia numerica nel gioco del lotto

A Napoli anche alcuni numeri portano fortuna e portano sfortuna e sono bene indicati nella smorfia napoletana.

Ad esempio il 13 porta fortuna mentre il 17 porta sfortuna, la paura invece fa 90.

Mentre in altre parti del mondo il 13 porta male, da noi porta bene perchè lo associamo alla figura di Sant’Antonio che morì il 13 giugno 1231 ed è il giorno in cui il santo fa molti miracoli.

Il 17 porta male perché in numeri romani si scrive XVII che anagrammato diventa vixi quindi vissi ed è presagio di morte.

Nel lotto, la lotteria tradizionale di Napoli, un sogno che fa paura corrisponde al numero più alto. Quindi significa che la paura è totale fa 90 e ci impedisce di fare altro.

Il gatto

Il gatto a Napoli è un animale che è stato sempre considerato magico e misterioso.

In tempi antichi veniva praticata addirittura la felimanzia, ossia prevedere il futuro osservando il comportamento dei gatti.

A seconda del colore questo felino è stato associato alla fortuna o alla sfortuna.

Se camminando per strada vi passa davanti un gatto nero ad esempio è portatrice di sfortuna, se invece vi passa davanti un gatto bianco porta bene a meno che non si fermi a guardarvi.

Il cappello sul letto

Se andate a casa di un napoletano e avete un cappello vi raccomando di non appoggiarlo mai sul letto.

Questo rituale veniva infatti praticato quando una persona moriva e pertanto è portatrice di sventure.

I piedi del letto rivolti verso la porta

Per lo stesso motivo di prima mai sistemare nella stanza di un napoletano i piedi del letto rivolti verso la porta. La persona che dorme in quel letto è più pronta delle altre ad andarsene all’aldilà.

O’ curniciello di San Gregorio Armeno

Non per niente l’abbiamo scelto come foto dell’articolo. Il corno detto anche ‘o curniciello per noi napoletani porta bene.

La sua forma fallica è sempre stata simbolo di fertilità e prosperità per le famiglie, soprattutto quando avere molti figli era utile a portare avanti la casa.

Attenzione però un napoletano scaramantico però non compra mai il corno, gli deve essere regalato altrimenti porta sfortuna!

Inoltre deve essere rosso, vuoto all’interno, di corallo, fatto a mano ed appuntito. Il posto migliore dove comprare corni di tutte le misure e di tutte le forme è sicuramente a San Gregorio Armeno

Aprire l’ombrello in casa

Non sia mai andate a casa di un napoletano ed aprite l’ombrello in casa. Quasi sicuramente lo vedrete volare dalla finestra: a Napoli l’ombrello aperto in casa porta sfortuna.

Ciò simboleggia il fatto che la casa cada in rovina e quindi cada acqua dal tetto e quindi portatrice di cattivi presagi per la famiglia.

Versare l’olio

Attenzione a non far mai cadere l’olio a terra in presenza di un napoletano scaramantico.

A Napoli versare l’olio porta male perché una volta era la cosa più preziosa che una famiglia potesse possedere e farlo cadere potrebbe addirittura annunciare un lutto in famiglia.

O’scartellato

Le persone con la gobba a Napoli vengono ritenute persone portatrici di fortuna. Quando si incontra una persona con la gobba il cosiddetto scartellato, bisogna accarezzargliela dolcemente ed avremo tanta fortuna.

Questo è il motivo per cui spesso nei tempi antichi queste persone con la malattia giravano per Napoli in vendita di corni portafortuna. Per la loro condizione facevano molti affari sicuramente.

Lo scartiello viene dal greco Kartos e già per gli antichi la gobba era uno scrigno che custodiva immense ricchezze nascoste alla vista dell’uomo che ne era solamente il custode.

La cosa non vale per le donne: incontrare una donna con la gobba porta male scappate in fretta.

Il ferro di cavallo

Il ferro di cavallo lo troviamo spesso in abbinamento al cornetto e l’abbiamo anche scelto come logo del nostro sito sulla pagina Facebook insieme al cappello di Pulcinella.

Il ferro di cavallo portava bene già dai tempi antichi perché la sua forma rappresentava la lettera C che ricordava la figura di Gesù Cristo.

Un altro motivo è che la polvere di ferro veniva utilizzata per curare le malattie e si riteneva che avere un ferro di cavallo all’uscio della porta tenesse la casa al riparo da pestilenze.

La spilla in regalo

Se regalate una spilla ad un napoletano, aspettatevi che vi punga prima con un dito.

Regalare una spilla a Napoli infatti porta sfortuna e l’unico antidoto è pungere il dito della persona che ce l’ha regalata.

La spilla come tutte le altre cose appuntite e taglienti sono portatrici di dolore e quindi portano male.

A capa r’aglio

Un altra cosa che porta bene a Napoli è appendere alla porta o in cucina una corona d’aglio.

Tra i riti scaramantici napoletani uno dei più conosciuti è appunto aglie e fravaglie fattura ca nun quaglie.

Si riteneva infatti che se qualcuno ci avesse fatto una fattura, ossia fosse andata da una zingara, una esperta di magia nera per mandarci una maledizione, l’aglio ci avrebbe protetti dalla sventura.

Questa cosa è stata ripresa anche nei fumetti di Topolino, dove Amelia, la fattucchiera napoletana che vive nel Vesuvio, aveva proprio nell’aglio il suo punto debole.

L’aglio era anche una protezione contro gli attacchi dei vampiri, lo stesso Conte Dracula sepolto nella chiesa di Santa Maria La Nova è risaputo che odiava l’aglio.

Il sale

Una delle superstizioni napoletane a cui stiamo più attenti a tavola è il sale.

Mai passare il sale a tavola ad un napoletano, ve lo fareste nemico: porta malissimo.

Il sale infatti è indicato come portatrice di sventura, soprattutto farlo cadere a terra. Per cui passarlo a tavola aumenterebbe il rischio di caduta, anche perché se cade sulla tovaglia vale per tutti.

L’unica soluzione in questo caso è raccoglierlo e buttarlo alle proprie spalle e la sfortuna sparirà di colpo.

Un altro uso del sale è usarlo contro i iettatori: una volta individuate persone che portano male lanciandogli addosso del sale dovrebbe annullare i loro poteri.

Questa pratica è usata anche allo stadio Maradona dove personaggi folkloristici hanno l’abitudine di lanciare il sale sugli altri tifosi prima delle partite, soprattutto nel settore distinti superiori.

‘O cerasiello

Il cerasiello, ossia il peperoncino è una cosa che a Napoli porta fortuna.

In molte case napoletane è usanza vedere una sporta di peperoncino freschi (mi raccomando non secchi) appesa in cucina.

Oltre a ricordare la figura del curniciello, con la sua piccantezza allontana le malelingue dalla casa bruciandogli le papille gustative.

Rompere lo specchio

Un altra tra le superstizioni napoletane più conosciute è legata alla rottura di uno specchio.

Non sia mai a Napoli rompete uno specchio, vi attendono sette anni di guai.

Questa credenza nasce dal fatto che fin dall’antichità il potere riflettente dello specchio fosse una magia e che la persona dall’altra parte fosse un estensione di noi stessi.

Per questo motivo distruggendo il nostro alter ego sicuramente avrebbe a breve compromesso anche la nostra salute.

Gesti scaramantici napoletani

Uno degli scongiuri napoletani contro il malocchio è quello di grattarsi le parti basse quando ci si trova in presenza di qualcosa che porti male.

Anche gli antichi romani dicevano sempre “Grattatio pallorum omnia mala fugat” ossia grattarsi le palle scaccia via tutti i mali.

Altro gesto è quello di spargere incenso da una lattina di alluminio bucherellata invocando sciò sciò cicciuè, dove cicciuè sta per civetta, una persona che porta sfortuna.

La litania continua con il detto napoletano contro il malocchio “Uocchio, maluocchio…funecelle all’uocchio…aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape ‘e alice e cape d’aglio.”

Una variante è “Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè.”

Questa litania viene utilizzata nel rito dell’olio, che il santone di turno pratica per capire se una persona è stata colpita dal malocchio.

Per malocchio ossia cattivo occhio c’è la capacità per alcuni iettatori di portare male agli altri semplicemente con lo sguardo.

Se camminate per Napoli evitate di fissare le persone: questa cosa del malocchio molto radicata dalle nostre parti potrebbe indurre qualcuno ad esclamare “ma che tiene a uardà” e dare origine ad una brutta discussione che potrebbe anche finire in rissa.

Il rito dell’olio consiste nel versare dell’acqua in una ciotola far sedere la persona da analizzare e recitando la litania farsi il segno della croce e versare nell’acqua delle gocce d’olio.

Se le gocce si allargano allora la persona è stata colpita dal malocchio.

Se addirittura le gocce d’olio si allargano fino a disperdersi nell’acqua e scomparire vuol dire che la fattura è stata fatta da troppo tempo e come diciamo noi nun ce sta niente ‘a fa.

Come togliere il malocchio?

Esiste un antico metodo per liberarsi dall’effetto malefico del malocchio, noto come “togliere gli occhi di dosso” che noi a Napoli chiamiamo “l’uocchie ncuolle”.

Si tratta di un rituale che risale a tempi antichi e prevede l’utilizzo di piante ed erbe specifiche. Per eseguire il rituale, bisogna preparare un decotto con alcune erbe e poi versarlo sulla testa della persona a cui è stato lanciato il malocchio. Quindi è necessario raccogliere le erbe sotto un albero e farne una sorta di infuso, recitando alcune preghiere per allontanare le forze negative.

Dopo aver versato l’infuso sulla testa della persona, la si dovrà avvolgere con un telo bianco per proteggerla dalle energie negative. Infine, si dovrà pregare affinché la persona possa liberarsi dal malocchio e ricominciare a vivere in serenità.

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